Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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15 novembre 2019

Saluto del (n)PCI in occasione della presentazione di Il proletariato non si è pentito (Festa della Riscossa Popolare)

 

Cari compagni,

ringrazio la compagna Chiara Masini che ha dato a noi del (nuovo) Partito comunista italiano la possibilità di parlarvi in occasione della presentazione di Il proletariato non si è pentito organizzata dal Partito dei CARC, che ci è fratello nella lotta per creare le condizioni necessarie a costituire il Governo di Blocco Popolare, una tappa della rivoluzione socialista di cui siamo promotori.

Il libro della compagna Adriana Chiaia fa una sintetica storia delle attività con le quali lo Stato borghese fin dalla sua fondazione nel 1861 ha represso contadini e lavoratori e poi si diffonde sulla sua lotta per annientare le Brigate Rosse. Da esso trarrete quindi forza, ispirazione e spunti per allargare la battaglia per la vigilanza democratica contro gli abusi e l’impunità delle forze dell’ordine italiane e degli agenti USA stanziati a Camp Darby e nelle altre basi militari NATO e USA disseminate nel nostro paese. E anche per condurre la battaglia contro la riabilitazione di fascisti come Niccolai, per sviluppare l’antifascismo popolare, che è principalmente lotta contro i grandi industriali, i banchieri, gli speculatori, gli alti funzionari, gli alti prelati e la loro Comunità Internazionale con le sue istituzioni (UE, BCE, FMI) e il suo braccio armato (NATO) e ha al centro l’obiettivo di instaurare il socialismo per cui lottarono i nostri Partigiani. Con questo orientamento noi comunisti possiamo usare ai nostri fini anche l’antifascismo padronale dei dirigenti del PD e di altri che, per raccogliere voti e militanza gratuita, condannano il regime di Mussolini ma difendono il potere di un pugno di capitalisti che sfruttano e opprimono, possiamo mettere con le spalle al muro chi, calpestando le prescrizioni della stessa Costituzione del 1948, ha dato agibilità politica agli scimmiottatori del fascismo del secolo scorso come Forza Nuova e CasaPound.

Il proletariato non si è pentito non si occupa però solo di resistenza alla repressione, lotta contro la repressione e solidarietà con individui e organismi delle masse popolari colpiti dalla repressione. Fornisce anche molti documenti a proposito di questioni di teoria decisive per il nostro lavoro. Approfitto dell’occasione per ricordarne tre.

1. La prima delle tre questioni è che la rivoluzione socialista avviene solo se le masse popolari e in primo luogo gli operai la fanno e che le masse popolari sono in condizioni di farla solo se i comunisti formano un partito che conquista la fiducia delle masse e sulla base di questo le dirige a lottare contro la borghesia fino a instaurare il socialismo.

Le masse popolari hanno bisogno del socialismo e del comunismo, ma è come una popolazione che ha bisogno di una casa: la casa non sorge perché ne hanno bisogno. Anche se in natura c’è tutto quello che occorre per fabbricarla, non basta: occorrono organizzazione, un progetto, un piano e una direzione. E la borghesia e il clero ricorrono a ogni mezzo perché le masse popolari non siano capaci di darseli. Per chi non è stato educato dall’infanzia a farlo, pensare è l’attività più difficile e faticosa per gli esseri umani. Per imparare a pensare al livello necessario per fare la rivoluzione socialista, ci vuole lo sforzo che ogni comunista individualmente fa e la particolare disciplina che si dà, più la scuola del Partito.

2. La seconda questione è la combattività delle masse popolari. Il fermento tra le masse popolari del nostro paese è grande, palese è l’impotenza della classe dominante. La giustificazione che viene spesso avanzata da chi in queste circostanze non si dedica a organizzare la rivoluzione socialista, è la scarsa combattività delle masse popolari. Ma se noi guardiamo la storia, vediamo che di regola la combattività delle masse cresce oltre un cero livello solo se si ritrovano  con un centro che si è reso in grado di coagulare il loro malcontento e incanalarlo verso un obiettivo giusto. Non è la combattività delle masse popolari che crea il centro; è l’avere un centro che rende le masse popolari combattive. Ora è proprio un partito comunista autorevole quello che ancora manca nel nostro paese. C’era quando nel 1945 la Resistenza trionfò sul nazifascismo, ma è stato via via distrutto dalla direzione dei revisionisti moderni, di Togliatti e di Berlinguer e dei loro complici. Se verso la fine degli anni ’70 era parso che le Brigate Rosse avessero ricostruito un altro analogo centro approfittando delle condizioni favorevoli create dalla grandi lotte rivendicative di quegli anni, gli sviluppi non confermarono le speranze: le Brigate Rosse si sono distrutte con le loro mani sconfinando nel militarismo e nella pretesa soggettivistica di sostituirsi alle masse anziché mobilitare le masse. Il libro di Adriana Chiaia lo documenta bene. Creare un simile centro restava quindi il problema da risolvere e che i promotori della Carovana del (n)PCI si sono messi a risolvere. Ma è un problema risolvibile: anche il PCI negli anni ’30 era poca cosa ma resistendo al fascismo, tessendo la sua tela e soprattutto reagendo allo sfacelo dell’8 settembre 1943 e animando la Resistenza, divenne un centro autorevole e riconosciuto dalle ampie masse popolari. Nessun dei grandi partiti comunisti è nato grande, lo è diventato. Ebbene è quello che noi stiamo facendo con la linea del Governo di Blocco Popolare.

3. La terza delle tre questioni è la classe operaia, il protagonista di massa della rivoluzione socialista: esiste ancora una classe operaia concentrata nelle aziende capitaliste, esiste ancora un proletariato concentrato in altre aziende e istituzioni pubbliche o private? Molti esponenti della sinistra borghese, di quelli che non osano apertamente rinnegare la rivoluzione socialista, propagandano l’idea che non esiste più una classe operaia concentrata nelle aziende capitaliste che possa essere protagonista della rivoluzione socialista. Ora io sfido chiunque a smentire che oggi, nonostante delocalizzazioni, chiusure e riduzioni, in Italia gli operai delle aziende capitaliste sono più numerosi che alla fine degli anni ‘40 sia come numero assoluto che come percentuale della popolazione, perfino se non contiamo anche i proletari concentrati nelle aziende ancora pubbliche e nelle istituzioni dei servizi pubblici. Tenetelo ben presente quando andate alla Piaggio di Pontedera e nelle altre aziende capitaliste per individuare quell’uno, due, tre operai avanzati che, mettendosi insieme, daranno il via a un percorso che arriverà lontano: i soviet in Russia sono nati come organismi di lotta (combinavano rivendicazioni, denunce, proteste e rivolte)!

Il libro di Adriana Chiaia racconta bene gli sforzi e le manovre compiute dalla borghesia, dal suo Stato e dai suoi servi revisionisti per disarticolare la classe operaia, per rompere la fiducia che le Brigate Rosse si erano conquistate e mostra che le Brigate Rosse la persero non principalmente per la ferocia e l’abilità della borghesia, ma per i loro errori, per loro arretratezze, per la loro deviazione nel militarismo e nel soggettivismo.

Il fattore chiave, determinante per fare con successo la rivoluzione socialista è, oggi come lo era ieri, un partito comunista che padroneggia e applica con creatività e abnegazione il marxismo-leninismo-maoismo, senza riserve né intellettuali né morali. Un partito comunista che sa convincere e dirigere. Noi vogliamo essere questo e una scuola di formazione per tutti quelli che decidono di associarsi con noi. Arruolarsi è l’appello che rivolgiamo a ogni persona di buona volontà, a ogni lavoratore avanzato, a ogni giovane e a ogni donna generosi, capaci di dedicarsi a un’impresa difficile ma necessaria e quindi destinata alla vittoria.

Il terreno è fertile e la stagione propizia per avanzare nella rivoluzione socialista. È in questa prospettiva che a nome di tutti i membri del (nuovo) Partito comunista italiano auguro successo alla vostra iniziativa.

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato centrale del (n)PCI.